Lo scrittore in viaggio verso di Sé.   


 

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Intervista con l'autore (by Lea)

 

  • Buongiorno.
  • Buongiorno a lei.
  • Iniziamo?
  • Certamente.
  • Bene, si presenti.
  • Flavio Sassi.
  • Ho già capito che le piace scherzare … ci dica qualcosa su di lei, sia anche prolisso, capisco che questo mi lascia un fianco scoperto perché potrebbe eccedere, ma spieghi chi è.
  • Va bene, le avrei voluto rispondere: “Sono una persona” e così finire l'intervista, invece cercherò di usare maggior chiarezza. Come il 99% delle persone annovero un'infanzia difficile. Tentai il mio primo suicidio a 10 anni.
  • Diamine! Perché?
  • Di questo evento al momento storico addossai la responsabilità all'istituto scolastico, le medie, che stavo frequentando. Io odiavo studiare, la professoressa d'italiano per spingermi allo studio aveva nominato mio controllore il  compagno di banco, Massimo. Lui era un ragazzino simpatico, volenteroso e studioso. Nonostante questa forzatura non studiai lo stesso. Ma fare scena muta di fronte ad un mio pari mi poneva sotto pressione. Per evitare l'umiliazione di fronte a Massimo ingerii, la mattina a digiuno,  del verde rame. Successivamente in aula vomitai anche gli occhi e fui inviato a casa, scampando quindi l'interrogazione da parte di Massimo.
  • Terribile! La professoressa cosa fece per cercare ancora di farla studiare?
  • Desistette, ma mi rifilò 4 a tutti gli scritti d'italiano dalla prima alla terza media, tranne l'ultimo  nell'anno della licenza dove evidentemente gli feci pena e mi “regalò” un 6 solo per mandarmi via da quella scuola.
  • È un brutto ricordo.
  • Né brutto né bello, solo la mia vita. Oggi sono qua con lei commentando il mio libro FantAmore. La strada per arrivare a questo saggio prevedeva anche la Lertz. (La prof. d'italiano ndr)
  • Ma è lei un fatalista?
  • Mah, è una parola che comprende molto, troppo, no non sono un fatalista. Quella appena descritta è solo una parte della mia storia. Per farle un paragone noi oggi siamo quello che siamo anche perché Napoleone attaccò la Russia.

    Al contrario auspico che ognuno prenda per mano la sua vita e la conduca dove è bello che si vada.

  • E per lei dov'è il bello?
  • In questo momento di fronte a lei.
  • Mi sta lusingando o è un aneddoto?
  • Non ho bisogno di questo, lei ha già la mia stima. Traduco: ciò appena detto ha lo stesso valore della mia prima risposta non data - … sono una persona ...- Ora dopo qualche minuto ci siamo rodati e posso spingermi più su. La frase: -“In questo momento di fronte a lei.”- Risponde ad un fiume di domande. Gliene accenno alcune: -Su quale parte della Terra  ti piacerebbe essere? -Ti piace vivere? -Sei contento della tua vita? E via dicendo.

 

  • Allora lei, non me lo dica che lo sposo. È felice?
  • Grazie dell'offerta anche se mi sembra un tantino interessata; no, magari.
  • Però da quello che dice sembrerebbe di si. Lei spiega che cos'è il “ qui e ora” in modo esemplare.
  • Ma veramente il “qui ed ora” è un concetto molto più vasto. Comunque le do ragione, nella mia risposta c'è anche il “qui ed ora”.
  • Prima che lei riesca a confondermi vorrei passare al libro FantAmore che non è il suo primo saggio vero?
  • Vero, ho scritto Theoria che è la base di partenza di FantAmore.
  • Quindi FantAmore si poggia su Theoria?
  • No, invero sono due saggi autonomi anche se correlati da numerosi rimandi. Ma in FantAmore ci sono numerosi testi  più volte nominati oltre Theoria.
  • Fra questi un posto di rilievo l'occupa il libro di Rutilio Sermonti (Grande Spirito ndr). Sa mi sono fatta una domanda ed ora  mi è di fronte gliela devo fare:lei è fascista?
  • Guardi di Sermonti conosco solo il libro che cito. Ho dato un'occhiata in rete e …. diciamo il Sermonti non gode di fama democratica. Invece da Sermonti ho potuto estrarre l'orgoglio di appartenere alla destra perché portatore di valori che nessuno, salvo poche eccezioni, ha più l'ardire di mostrare. Comunque la mia storia gli direbbe che tutti i giorni,  svegliatomi per 25 anni comunista, una mattina mi ritrovai democratico di sinistra. Questa volta sono loro che si sono svegliati con uno  in meno nel partito democratico.
  • Quindi oggi si rispecchia con … Storace?
  • Assolutamente no. La mia destra non c'è ne ci potrebbe essere nel clima politico attuale.
  • È  un cane sciolto?
  • Diciamo che non voto.
  • Se tutti facessero come lei …
  • Se tutti facessero come me forse nascerebbe  una nuova corrente di pensiero magari agganciata al “Manifesto Politico” che ho pubblicato su questo sito.
  • Ci siamo mangiati tutto il tempo senza analizzare il suo saggio, devo dire che è piacevole discorrere con lei.
  • Grazie.
  • Ritornando indietro ma andando avanti velocemente: serve oggi un libro che disprezza il cristianesimo?
  • Detto così non serve a nulla. Invece verificare l'erroneità del cristianesimo è molto utile. Certo, a volte la penna mi ha preso la mano ma il concetto che vorrei  far passare non è il disprezzo ma semplicemente l'errore. L'ideologia cristiana è sbagliata. La famiglia costruita cristiana è sbagliata; non funziona, a nulla valgono le toppe che si sono introdotte nei secoli. Il cristianesimo accusa l'uomo di essere sbagliato così salva la sua dottrina errata. Spiegare ciò non è disprezzo ma solo imparare dalla realtà.

 

  • È vero che lei ha delle percezioni extrasensoriali?
  • Capisco, lei si riferisce al capitolo “Poteri Primitivi Bis”.
  • Non solo a quello, anzi soprattutto al II° capitolo quando parla dell'EME , dello scopo della vita, Energia Cosmica, ecc. Qualcuno mi ha riferito della somiglianza delle sue teorie a quelle di Steiner; ha copiato?
  • Assolutamente no, neanche a scherzarci su. Invece quello che lei riporta darebbe credito che esistono delle verità le quali si ricompongono in noi quando  iniziamo a riunire le nostre tre parti, ovvero: soma, psiche ed energia.
  • Lei ritiene che ci stia riuscendo?
  • Sono trenta anni che ci provo, qualche risultato l'ho ottenuto come è pienamente desumibile dal contenuto dei libri.
  • I racconti inseriti in FantAmore suscitano diverse emozioni, il suo stile è molto interessante se non unico, il loro utilizzo a volte è spregiudicato come in Odio Puro, altri sono veramente ironici come la giornata … pardon, nottata del vampiro.
  • Ha ragione. Adopero i racconti per chiarire dei concetti, ritengo che se noi siamo posti di fronte a situazioni “reali” possiamo recuperare i nostri corretti sentimenti. Invecesparando a zero su chicchessia ci troviamo coinvolti, nostro malgrado a “schierarci”; non cerco armate da contrapporre ad altri eserciti, è più di 4000 anni che ci scanniamo a vicenda senza soluzione di continuità. Il problema è riuscire ad accettarci sbagliati, riconoscere che odiamo. In “Odio Puro” mostro il nostro mostro, spiego, come in altre parti del testo, la nostra innocenza, noi non siamo così  ci hanno insegnato a vivere nell'errore, spacciandolo per giusto. Quello che dico, e dimostro, è oltre il cristianesimo. Per me siamo tutti esseri meravigliosi, nessuna macchia originale, l'odio ci viene insegnato giorno dopo giorno producendo noi, i mostri.
  • Ma bene, così anch'io sarei un mostro?
  • Certamente … ma di bellezza …
  • Ha sempre la risposta pronta?
  • Vede, rientriamo nel libro. Poteri Primitivi  Bis è proprio questo. Mediante il processo di riunificazione della triplice (soma, psiche, energia ndr) io ho acquisito delle peculiarità umane altrimenti sopite. Tratto della telepatia, personale e universale, certamente ho solo dei flash  come di parallelo la mia riunificazione è a … tratti.
  • Mi sta dicendo che quei fenomeni che a volte accadono alle persone non sono dei casi sporadici?
  • Si lo sono, se invece mi stava chiedendo se sono fenomeni reali, si lo sono.
  • Vero, volevo sapere quello. Il fenomeno dei fenomeni mi intriga mi spieghi come funzionano.
  • Bene, ritengo le nostre possibilità molto superiori a ciò che normalmente mostriamo. Ma siamo in disorganizzazione energetica. Le riporto un discorso che ci fece la prof. di scienze e matematica alle medie. La sig.a Clavelli spiegando il corpo umano diede notizia del fatto che abbiamo un potenziale elettrico nel nostro corpo. Se tale potenziale fosse abilmente sommato esso potrebbe far accendere una normale lampada Edison. Io ripeto l'insegnamento della prof. Clavelli a voi: se le nostre tre parti (soma, psiche, energia ndr) fossero in equilibrio energetico dinamico noi potremmo produrre atti impensabili oggi. Invece è proprio dentro di noi il disequilibrio; principalmente la mancanza di somiglianza della nostra persona alla immagine fantasmatica (ideali di noi) che portiamo dentro offre dei contrasti inesauribili interni che minano il libero fluire della nostra energia e quindi, utilizzando un terribile termine meccanico-politico: camminiamo con il freno a mano tirato.
  • Si spieghi meglio, se mi propone un disequilibrio della triplice a me non dice proprio nulla, questa mattina mi son svegliata proprio bene e di disequilibri triplici non ne ho sentiti.
  • Provo con un esempio allora.
  • Si, penso che sia meglio.
  • Bene, il disequilibrio energetico ha come prima conseguenza essere in disaccordo con il mondo, essere sfortunati. L'equilibrio, essere accordati al mondo. Il pianeta suona una nota e a nostra volta suoniamo l'altra in completa armonia con quella del mondo. In disarmonia produrremmo invece una “stecca”. Che vuol dire? Bene a me piace molto illustrare questo esempio pratico: giungla indiana, la mamma tigre allatta i propri cuccioli sdraiata sotto un grande albero. Noi vediamo questo senza essere notati. Ad un tratto mamma tigre alza la testa che prima era poggiata di traverso come tutto il suo corpo per favorire, con questa posizione, l'allattamento. Alza il capo come fosse stata svegliata da qualcosa che noi non abbiamo percepito. Incurante dei lamenti dei tigrotti si pone sulle quattro zampe, ancora indagando il circondario con i suoi potenti sensi. Alfine prende tra le fauci i suoi cuccioli uno per uno per trasportarli sotto un altro grande albero distante qualche decina di metri da dove stavano prima. Per noi spettatori sarebbe una mossa inconcludente, invece dopo pochi minuti dal trasloco un grosso ramo staccatosi dall'albero precipita lì dove prima dimorava la famiglia felina. Fortuna? Oppure il mondo ha parlato alla tigre e lei ha risposto con la giusta nota?

    Essere nel posto sbagliato al momento sbagliato non esiste: il mondo parla ma nella disorganizzazione energetica siamo sordi.

  • Lei parla in un modo che mi colpisce dentro, che mi succede? Mi sta ipnotizzando?
  • No assolutamente. Forse il mondo tenta di parlarle tramite me in un linguaggio dove lei può comprendere, le sensazioni che le trasmetto. Il mondo, la Terra, è nostro padre e nostra madre. È scientificamente provato che siamo nati da una catena di molecole di questo mondo, quindi la terra dove poggiamo i piedi è, senza ombra di dubbi, il nostro genitore

 

  • Vuole dire che la Terra è viva, cioè ha una sua volontà?
  • Certo, io lo penso, ma di più:essa ci ama. Il mondo parla alla tigre per proteggere lei e i suoi cuccioli, salvandoli. Cosa ha in cambio? Nulla, solo la gioia di avere ancora i propri figli con lei.
  • Allora i cataclismi, gli uragani, i terremoti, le malattie? Come ci ama in questi momenti?
  • E che ne so io, per chi mi ha preso? Mica ho tutte le risposte. Magari, allora sarei perfetto, ma così non è. Inoltre la sua domanda è intrisa di cristianesimo: la Terra ci ha “creato” ergo è perfetta, questa è il discorso sottinteso alla sua domanda. Chi dice questo? Chi ha questa presunzione? Da noi l'ideologia cristiana ha questa presunzione. I nostri antichi dei erano fallaci: Giove era un dongiovanni; la moglie, Giunone era gelosissima del marito e con i suoi poteri agiva di conseguenza; Narciso era innamorato di se stesso, e così via dicendo. Con l'avvento del cristianesimo si è stabilita la perfezione del creatore, ma lo dicono loro, che prove hanno?
  • Prove …  forse i miracoli, ma sopratutto i cristiani vedono nella fede la conferma del loro credo.
  • Bene, questo discorso l'ho affrontato spesso nel saggio FantAmore: aspettano di morire per avere la verifica “ufficiale”. Tanto nessuno è tornato …
  • Lei obietta sia l'amore laico che a quello cristiano, quindi  propone la sua teoria dell'amore: come la nostra felicità dipendente dalla gioia altrui.
  • Se ci pensa, nessuno soffre nell'amore come gioia della felicità altrui. Nessuno si deve far mettere in croce per amarmi. Nessuno deve aver bisogno di me, nessuna gelosia, nessun possesso, neanche il sesso è amore, solo sesso. Ci rifletta se io l'amassi come postulo, tenderei a vederla felice; se lei fosse felice anch'io sarei contento. Se il mondo lavorasse così saremmo tutti tendenti alla ricerca della nostra gioia, quindi anche della felicità altrui.  In più confermo che tale modo di essere è un nostro modo naturale di esprimerci, da ottenere liberandoci dei nostri modi innaturali.
  • Aspetti, credo di aver capito anche se la soluzione sembra essere di burro e sfugge nella mia mente. Amare quindi è diverso dal sacrificarsi? E quelle persone che per esempio danno tutto ai propri figli per renderli felici? Loro si sacrificano e ne sono contenti e nello stesso tempo danno gioia alla prole. Vede: il binomio sacrificio – gioia di entrambi funziona, invece lei dice di no, come mai?
  • Esiste la confusione dei sentimenti. Ho scritto a questo proposito dell'insieme di sensazioni confuse con l'amore, l'amore è unico ed è come l'ho definito. La sana gelosia non è amore: è gelosia; il sano possesso non è sano: è possesso. Ciò che lei chiama amore, è generosità che è un bel sentimento ma non è amore. Si può essere generosi allo stremo e quindi perire, ma quanto sono felice se muoio? La generosità è il sentimento che cattura le persone per bene nel cristianesimo, esse sono, per la loro generosità lo specchietto delle allodole del cristianesimo. Ma generosità è generosità, non è amore. Io so di essere una persona generosa, viceversa so quanta difficoltà ho nel provare amore. Amare è lasciare andare i nostri compagni in un altro rapporto perché essi ne sono felici, ne dovremmo essere contenti se li amassimo veramente. Invece spesso tali eventi producono liti, delitti, eccidi, come mai? Li amiamo o li possediamo?

 

  • Nel suo libro ha indugiato spesso nella nostra antica civiltà, per quale scopo?
  • Bene, sono molto seccato dal processo storico che abbiamo passato. Noi, romani-italici eravamo la guida e i padroni del mondo conosciuto; ora siamo non dico i parìa ma certamente non reggiamo alcun paragone con i nostri avi. Assumo come punto di svolta lo stravolgimento accusato dall'Impero Romano dopo la presa del potere dei cristiani. Lungi da me dall'auspicare il riottenimento di tale impero, invece essere guide si. Per questo potremmo ripristinare la nostra storia sgombrandola dalla malevola propaganda  cui è stata vittima, riappropriandoci delle conquiste culturali, sociali e politiche di cui godevamo, in pratica: tornare indietro per andare avanti. 
  • Interessante. Ma lei, dopo aver affrontato, come ha scritto, l'insieme di prove, vive meglio?
  • Sicuramente ho recuperato di grosse fette della mia vita e ciò è piacevole.
  • Quasi  quasi ha convinto anche me, farà una scuola?
  • Si vorrebbe iscrivere?
  • Prima leggo il programma, poi decido.
  • Per ora, dolente, ci sono solo i libri, se avessero successo potrebbe anche spingermi a fare chissà cosa …
  • Aspetti, un'ultima domanda, ma chi è per lei FantAmore?
  • Ma allora non ha letto il libro?
  • Certo che l'ho letto …  va bene ho capito …. In bocca al lupo.
  • Crepi.

     

    Presentazione del libro "Theoria"- Biblioteca comunale di San Cesareo (RM) - 20 maggio 2007

     

    Nel tentativo di sviluppare il compito che mi è stato affidato oggi, che è quello di illustrare le mie impressioni sul libro di Flavio: “Theoria. In viaggio verso l’amore : appunti”, vorrei partire raccontando la “mia esperienza di Flavio” nata circa 2 anni e mezzo fa, in occasione delle riunioni che si tenevano presso l’Associazione Arcano.

    Quelle discussioni, spesso tumultuose e animate, mi misero di fronte ad una persona molto diretta, sanguigna, aspra ad un primo impatto, spesso pungente e niente affatto formale. Una persona “senza peli sulla lingua”, come si direbbe usando un registro linguistico gergale, registro che Flavio utilizza spesso all’interno del libro ottenendo o effetti esilaranti come  per es. nel racconto dal titolo “Amaro caverna”, oppure

    creando bruschi e “fastidiosi” rovesciamenti di consolidate ipocrisie comuni come nel capitolo VI “Alcolismo”.E proprio in relazione all’“essere senza peli sulla lingua” è ancora vivo dentro di me quando, Flavio bollò alcuni miei atteggiamenti definendoli in sintesi   “chiesastrici”, per prendere in prestito un neologismo coniato da Andrea Camilleri, il celebre autore dei romanzi sul commissario Montalbano.

    ‘E partita così con Flavio, con quella pizzicata che mi ha colpito come fosse una nota stonata. Ho cercato di non  rispondere a Flavio con vendetta ed orgoglio e oggi so che quella pizzicata mi ha aiutato a crescere. Di questo gliene sono faticosamente grato.

    Dopo questa personale digressione arriviamo al libro.

    Quando Flavio mi mostrò il suo libro e mi chiese se fossi disposto a presentarlo, leggendo il titolo “Theoria. In viaggio verso l’amore: appunti”, pensai di trovarmi di fronte all’ennesima teoria sull’amore, ad un libro sui massimi sistemi dell’universo, insomma, “mo’ ve lo spiego io come funziona il mondo e che cos’è l’amore”. Chiesi così a Flavio, dopo averlo ringraziato per la stima accordatami,  del tempo, per poter riflettere sulla sua proposta. L’esito della mia risposta potete immaginarla e tale decisione l’ho presaessenzialmente per due motivi .

    Il primo riguarda le sensazioni ricevute dalla lettura del libro, che hanno provocato in me una sorta di contagio, di stimolo. Tale stimolo lo ricevo spesso da Flavio ed è rappresentato dalla sua capacità di essere diretto e di sapersi mettere a nudo. Afferma l’A.: “Poi ricordo la mia solitudine, quando uscivo di casa  -felice- con 200/300/500 lire in tasca e andavo da solo a giocare alle giostre, a flipper. … Ricordo quando per accaparrarmi delle amicizie pagavo 10 lire i tappi delle bottiglie – le lattine.” (Theoria p. 66). E ancora: “Il vuoto è dentro di me, una mancanza, un’insoddisfazione, un buco interno che può essere solo riempito da me stesso, con il mio amore” (Theoria p. 63).Ciò è frutto di un lavoro duro di ricerca su se stessi che l’A. compie da molti anni, il suo viaggio.
                                                     
    La sua forma spregiudicata di destrutturate dall’interno radicate convinzioni di comodo e ipocrisie comuni, ben difese e nascoste, è pari alla sua onestà nel confessarsi, nel non nascondersi e nel tentare si assumersi le proprie parti negative.

    L’urgenza viscerale e l’ardore iconoclasta con cui l’A. denuncia i pilastri della nostra società attuale (il capitalismo, le religioni, la scienza) non nasce con finalità distruttive, cosciente che la domanda che urge non è se siamo buoni o cattivi ma che cosa possiamo fare per migliorare le scissioni presenti in ciascuno di noi e per tentare di vivere più amorevolmente nel qui e adesso. E allora l’A. ci mostra le tessere del suo mosaico, gli “appunti” del suo “viaggio”. E per far questo ci vuole coraggio.

    Il secondo motivo per cui ho scelto di presentate il libro è  di natura personale e riguarda una mia difficoltà di parlare in pubblico legata ad un mio bisogno narcisistico. Nell’ottica che credo mi accomuni a Flavio c’è la convinzione che la percezione delle proprie  difficoltà e paure segnano un potenziale terreno di crescita e che spetta al singolo scoprirle e modulare il ritmo per affrontarle.

    “Theoria” è un libro che parte dal rovescio. Dal rovescio nel senso che il primo capitolo “Se l’uomo fosse anche donna” , è un ringraziamento alla propria madre “grazie di avermi fatto nascere e vivere questa vita che è mia” ma, segue l’A., “questa frase l’ho detta in barba ai calci, gli schiaffi, ai tradimenti, all’amore cercato e non avuto, alla falsità che coprivano i suoi problemi, ai pasti mai avuti, alle spese mai fatte, agli odi ricevuti, alla bicicletta desiderata, alle ingiustizie subite che ancora gridano vendetta dentro di me.” (Theoria p.10).

     

    Per chi ha scelto, come l’A., di non fermarsi alla comoda ipocrisia della “sacralità e intangibilità della figura materna” e ha deciso di togliersi questa maschera per entrare in contatto con l’odio che si cela sotto, il riuscire a ringraziare con sincerità la propria madre, per il dono della vita, rappresenta un’importante tappa nel viaggio verso l’amore, una delle più dure e faticose. E la ricerca dell’amorevolezza come“decisione” rappresenta il filo conduttore e unificante del libro, accanto all’attraversamento della solitudine, dell’odio, della violenza, del canto delle sirene dell’innamoramento, accanto alla scelta consapevole di non voler vivere assecondando tutto ciò che  come dice l’A. “grida vendetta dentro di noi”.

    Il libro è composto di 35 capitoli in cui l’A. mescola brani narrativi come “Una giornata normale”, “Dio”, “Amaro caverna” a momenti di analisi del contesto sociale e delle sue colonne portanti: il capitalismo, la religione, la scienza. E ancora il libro mescola ricordi drammatici (Lettera a Roberto), a episodi grotteschi (Joy) e a invenzioni umoristiche (Pubblicità: Smich, Smach, Humor 1).

      La capacità di connettere gli aspetti molteplici dell’esistenza è ben rappresentata dall’A. nella chiusura auto-ironica e paradossale dell’XI capitolo “Naturalezza” incentrato sull’analisi della progressiva e inarrestabile distruzione ambientale: “Secondo me la gente s’è talmente abituata a mangiare le verdure con i pesticidi, che se glieli togli s’incazza e ti dice che non sa di niente. Spesso quando compro delle verdure, mi informo che pesticidi vengono usati perché ce ne sono alcuni che non digerisco, personalmente preferisco quelli della Bayer o della Montesanto, che sanno un po’ di agretto, speciali sugli spinaci.” (Theoria p. 48).
     

    Molte sono i richiami e i riferimenti teorici presenti all’interno del libro, riferimenti che Flavio filtra e modula sempre attraverso la sperimentazione pratica personale alla  ricerca costante non di una verità assoluta o di un mito in cui identificarsi ma di una identità che si costruisce cercando il proprio ritmo. Tali riferimenti sono per es. rintracciabili nella vegetoterapia di Wilhelm Reich e di Federico Navarro presente nel VII capitolo “Somatizzazione e libertà” con i richiami all’esistenza della corazza muscolare e alla sua funzione, oppure i riferimenti alla funzione del dolore come atto creativo (dolore da non confondere con la sofferenza vittimistica o espiativa) e ancora la funzione della morte-rinascita concetti che l’A.

    mutua dagli insegnamenti di Antonio Mazzetti, Laura Rita e del Buddismo.

    Dal punto di vista strettamente teorico risulta stimolante e originale la rappresentazione del capitalismo nei capitoli II, III e IV che afferma l’A.: è simile a “bestia [che] trangugia tutto quello che trova utile ai suoi fini, fino all’ultimo pezzetto in un appetito insaziabile, voracità senza limiti, gli eventuali ostacoli vengono anch’essi trangugiati in un paradosso machiavellico, che per divorare tutto deve veramente divorare tutto. Nello stomaco di un grande squalo puoi trovare tutto, nella grande pancia capitalistica trovi anche lo squalo.” (Theoria p. 11).

    Capitalismo dunque come una bocca elefantiaca sospesa tra una aspettativa spasmodica e una voracità insaziabile, sistema che si fonda sulla consumazione totale di tutto ciò che incontra, afferma l’A.: “per questo dovremo succhiarci e spararci tutto il petrolio di questo mondo prima che ci venga permesso di utilizzare dell’energia diversa.” (Theoria p. 15).

    Un’atmosfera oppressiva e angosciante grava sul capitolo V “Una giornata normale”, racconto incentrato sulla giornata di lavoro di Giorgio, un alcolista. L’A. riesce, attraverso il racconto, a calarsi con profondità negli aspetti più squallidi del vissuto di Giorgio passando attraverso le piccole menzogne che racconta a se stesso, le sue rabbie e ossessioni fino ai comportamenti omertosi e pietistici di chi lo circonda in un crescendo drammatico che trova nell’idea della morte l’unica soluzione. Ma ad un lettore attento non può sfuggire che “Una giornata normale” non è solo il racconto di un etilista ma un crudo attacco al mondo delle ipocrisie quotidiane, delle negazioni e dei sotterfugi continui, dei gesti non fatti, dei sepolcri imbiancati, ma tale denuncia, e questo è nello stile dell’A., non è pronunciata da un piedistallo di superiorità, piuttosto, conclude l’A., “io non sono migliore di voi” (Theoria p. 39).

    Costante è l’appello di Flavio a non rimanere abbarbicati ai comodi scogli e ai miraggi offertici dalle religioni, alle pseudo-sicurezze delle scienze ufficiali (spesso arroganti nella loro pretesa di superiorità) invitando piuttosto ognuno a scegliere di impegnarsi nella ricerca della propria strada facendo leva sulla tenacia, sulla pazienza e sulla costruzione creativa della propria forza vitale.

    Molto toccante è il racconto in forma di dialogo “Dio”, che, come ci avverte l’A. nell’introduzione, “è l’ultima  (?) possibilità donata dal Creatore a Giulia ormai morta di raggiungere al di là della vita il traguardo dell’amore” (Theoria p. 3). Giulia sceglie, non senza fatica, la strada dell’amore e l’A. sembra suggerirci  che vale comunque la pena, sembra suggerirci  che anche se solo un briciolo di amore galleggia in un animo pieno di odio si può sempre  decidere di donarlo a qualcuno in un profondo atto di compassione verso se stessi, nonostante tutto, nonostante il male che ci afferra e ci scuote.Vi saluto e ringrazio proponendovi appunto la lettura di tale racconto, racconto che si sviluppa in forma di dialogo tra un Dio tutto umano e una donna.

     

     

    dott. A.Gambardella